Le sorgenti del narrare. Dal 16 al 18 febbraio 2024

L'oralità e l'arte della narrazione orale. Imparare a raccontarsi e a raccontare

Una ricerca proposta da
Franco Lorenzoni, Roberta Passoni, Oreste Brondo e Lucio Mattioli

Iscrizioni chiuse

La prima fonte di ogni narrazione si trova, naturalmente, nella memoria di chi narra. Ma quale tipo di pratica, quale contesto, quali condizioni sono necessarie perché comincino a emergere immagini, sensazioni e parole da quel continente, in gran parte sconosciuto a noi stessi, costituito dal nostro corpo-memoria?

Per smuovere il terreno della nostra memoria e avvicinarci al groviglio dei nostri ricordi può essere utile e interessante avvicinarci a un testo o a un manufatto culturale e osservare cosa provoca in ciascuna e ciascuno di noi quando ci entriamo in contatto.
La seconda fonte della narrazione proviene infatti dal corpo-culturale: dalla lingua, dal canto, dai ritmi sedimentati nel tempo, che abbiamo frequentato fin dalla nascita.

C’è poi un altro aspetto che collega diverse pratiche ecologiche alla narrazione orale: la ricerca di qualità nell’ascolto di ciò che è altro da noi. Quando cerchiamo di raccontare un’esperienza vissuta da un’altra o da un altro siamo costretti a percorrere la difficile strada dell’immedesimazione. Strada che accompagna ogni tentativo di comprensione umana verso chi è diverso da noi. Ma per compiere questa sorta di manovra di avvicinamento a una memoria che ha altre esperienze alle spalle noi ricorriamo, per forza di cose, a ciò che abbiamo vissuto e che ci sembra in qualche modo somigli a ciò che ci è stato narrato e a cui desideriamo dare voce e corpo.

Quando esploriamo il corso di un torrente ormai secco, osserviamo un fuoco nella notte, cerchiamo un nostro movimento nella danza o proviamo a dare forma e ritrovare connessioni nel nostro osservare il cielo stellato, noi spesso procediamo per somiglianze, ritornando a gesti e forme impresse nella nostra memoria. Gesti e forme che spesso emergono al di là della nostra volontà.

Nel caso dei viaggi di esplorazione, come nel caso dell’esplorazione interiore, operiamo mettendo in atto procedimenti complessi, che interagiscono e mettono in relazione tra loro una grande quantità di elementi. Tempi lunghi, spazi molteplici e un po’ di silenzio creano condizioni che facilitano la disponibilità all’ascolto di noi stessi e degli altri.

Perché allora la scuola, che dovrebbe essere luogo di esplorazione e di ascolto per eccellenza, dà così poca importanza alle condizioni che possono nutrire la convivenza tra diversi e darci una mano nel riconoscere quanto la natura e il pianeta che abitiamo sia parte integrante del nostro corpo e del nostro vivere?

 

Il corso comincia alle 16 di venerdì 16 febbraio e termina con il pranzo di domenica 18 febbraio 2024

 

 

 

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