Raccontare in una scrittura collettiva che tipo di insegnanti vorremmo essere

Proviamo a definire i contorni dell’insegnante innovatrice e innovatore.

di Franco Lorenzoni

Proviamo a definire i contorni dell’insegnante innovatrice e innovatore.

Come si forma? A cosa deve prestare attenzione? Come costruisce e dà senso alla sua azione educativa? Quali caratteristiche è bene che abbia?

Per arrivare a ragionarci su tre anni fa a Montecastrilli, al quarto anno di un percorso di autoformazone che ha coinvolto oltre 200 insegnanti di cinque scuole, ci siamo domandati quali qualità dovessimo coltivare con attenzione.

Per arrivare a definirle scegliamo di percorrere la strada più lunga.

Siamo una trentina e chiediamo a ciascuna e ciascuno di noi di scrivere un breve testo di non più di dieci righe in cui proviamo a sintetizzare quali caratteristiche debba avere una o un insegnante innovatore.

Ci sembrava importante che il nostro prodotto rispecchi il processo e allora abbiamo scelto di sperimentare insieme una tecnica didattica ben definita come la scrittura collettiva.

“Il modo in cui siamo arrivati a elaborare questa sintesi finale attraverso un impegnativo lavoro di messa a punto e composizione di un testo collettivo – scrivemmo allora – ci ha fatto sperimentare concretamente quanto la coerenza tra contenuti e metodi sia essenziale per dare senso e sostanza ai processi di crescita e generare innovazione didattica nella scuola.

Incontrandoci, scambiandoci esperienze, sperimentando e ragionando insieme, possiamo dire di avere individuato alcuni tratti che a nostro avviso caratterizzano chi si sforza di essere una o un insegnante innovatore.

Ecco come abbiamo delineato il suo profilo al termine di una ricerca sulla documentazione generativa durata oltre un anno e di una scrittura che ci ha impegnato per tre settimane.

L’INCONTRO

  • Accoglie gli alunni al mattino e li saluta con un sorriso dicendo qualcosa di bello ad ognuno. importanza al momento dell’incontro, cercando di stabilire con il gruppo classe e con ciascuno una relazione profonda basata sulla fiducia.
  • Sa ridere.
  • Sostiene Amos Oz che l’ironia, l’autoironia e la risata sono il maggiore antidoto ad ogni fanatismo. Forse anche al fanatismo pedagogico.

LA VISIONE

  • Aderisce profondamente, con la mente e col cuore, ai principi della Costituzione repubblicana.
  • Non fa parti uguali tra diseguali.

IL PASSO INDIETRO

  • Parte sempre dal pensiero dei bambini e dei ragazzi, ascolta le loro idee, i loro pensieri, le loro emozioni, i contenuti delle loro osservazioni.
  • E’ uno che ascolta di più e parla di meno.
  • Facilita l’intrecciarsi di argomentazioni. Non usa le conversazioni come pretesto, ma sa dare peso e dignità alle parole di ciascuno.

IL MESTIERE

  • Condivide con bambini e ragazzi procedure per rendere visibile e gestibile l’alternarsi delle diverse attività negli spazi che ha preparato.
  • Valorizza le attività di routine, importanti per lo sviluppo di autonomia e responsabilità e per dare ordine e senso alla giornata scolastica.
  • Sa calibrare sapientemente processi trasmissivi e immersivi.
  • Quando percepisce la stanchezza, propone altre soluzioni rispetto a quelle previste.

LA “CASSETTA DEGLI ATTREZZI”

  • Possiede una “cassetta degli attrezzi” flessibile e la sa adeguare alle necessità della classe,stimolando i diversi stili di apprendimento degli allievi.
  • E’ un po’ anche mastro, cioè capace di costruire oggetti con pazienza artigiana, sapendo prendere spunti dall’arte, dal passato, da altre maestre e maestri artigiani come lui.  
  • Pensa che l’esplorazione, la sperimentazione e la manualità debbano essere alla base di tutte le conoscenze.
  • Non dà risposte belle e pronte, ma spazio alle esperienze concrete, al mettere le mani in pasta.
  • Propone sfide su questioni complesse.
  • Incoraggia la perseveranza, promuove l’impegno utile e la responsabilità consapevole, costruisce sogni.
  • Sa cogliere le opportunità offerte dalle tecnologie della comunicazione, non confondendo l’innovazione con l’introduzione di nuove tecnologie.

IL TIMONE

  • Sa compiere un’attenta analisi del contesto della classe come base per la costruzione di un curricolo agito, che tiene sotto controllo secondo la programmazione a ritroso.
  • Verifica l’efficacia delle attività proposte ed è capace di una continua riprogettazione.
  • Si pensa docente di una scuola che sta nella realtà e non di una disciplina.
  • Sa che entrare in relazione è difficile, quindi si occupa del come interagire con i colleghi, i genitori e il territorio.
  • Progetta le lezioni con particolare attenzione e cura ai tempi e ai materiali necessari.

LA CAPACITA’ DI CAMBIARE

  • Sa che occorre essere flessibili nella didattica, modificando strumenti di lavoro e tempi, adattandoli alle diverse esigenze dei diversi alunni.
  • E’ capace di rimodulare il percorso attraverso momenti di autoriflessione personale.
  • Sa mettersi sempre in gioco.
  • Sa cambiare.

UNA SANA INQUIETUDINE

  • Non si chiude nel suo sapere.
  • E’ in continua formazione e sempre pronto e interessato a sperimentare e sperimentarsiin ricerche di gruppo.
  • Continua a studiare e fa dialogare le sue esperienze pratiche con i suoi momenti di studio.
  • Una dote che non gli può mancare è la curiosità.
  • E’ capace di utilizzare un linguaggio limpido e chiaro, libero da parole e concetti stereotipati.

IL CAMMINO SI FA CAMMINANDO

  • Sa che non siamo tutti “artisti” nel nostro mestiere, anche quando abbiamo a disposizione degli strumenti “perfetti”, dunque abbiamo sempre bisogno del sostegno e della cooperazione con gli altri.
  • Sa dove deve andare, ma non conosce la strada.
  • Coglie e accoglie le storie di ciascuno per farne una storia collettiva.

 

Il testo collettivo è tratto dal libro “CINQUE PASSI PER UNA SCUOLA INCLUSIVA” di Roberta Passoni e Franco Lorenzoni (Erickson 2019)

 
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